venerdì 12 marzo 2010

Vuoto e Pieno - Conoscenza e Comprensione

Quando suono o ascolto musica mi capita di non badare tanto alle note ma cerco di ascoltare le pause, gli spazi tra un suono e l'altro. Quando leggo o scrivo a volte mi soffermo più sugli spazi e i respiri nella scrittura che sulle parole, allo stesso modo ci sono dei momenti nella pratica del parkour dove cerco di allenarmi non allenandomi, sfruttando l'allenamento dei momenti statici dove fisicamente non c'è movimento.
Ma anche il vuoto nel suo profondo fascino a volte può stordire.

Dubbi, angosce, ansie; passiamo gran parte del nostro tempo cercando di riempiere i vuoti che esse creano, siano essi spirituali, cognitivi o affettivi. Questo nostro tentativo di colmare e di colmarci è ossessivo. Ci riempiamo, di pensieri e di conoscenze tralasciando aspetti fondamentali del nostro essere, anzi tralasciando il nostro essere stesso dando più importanza all'immagine che il pensiero crea di noi e degli altri piuttosto che alla nostra autenticità di individui.

Il riempire è uno dei processi per eccellenza in quanto non conosce attriti, non conosce freni ne pause se non quelle dovute a inconsapevoli momenti di lucida comprensione. Colmiamo i vuoti spirituali attraverso la religione, i vuoti affettivi instaurando una fitta rete di rapporti sociali, i vuoti della conoscenza attraverso lo studio e i libri, i vuoti dell'ego riflettendo noi stessi in eroi sportivi, attori e personaggi famosi, colmiamo il vuoto interessandoci di arte, scrivendo poesie, articoli, curando blog, amando persone, impegnandoci a fondo nel lavoro o nello sport.

Nulla ci spaventa come il vuoto, non per niente ciò che da migliaia di anni tormenta la mente umana è la morte che rappresenta il vuoto per eccellenza o ancora meglio ci spaventa il non riuscire a conoscere il post vita. Ci preoccupa così tanto che abbiamo creato un'altra vita dopo la morte, le abbiamo assegnato un luogo e un tempo e qui finalmente tutto sarà puro, senza peccato senza dolore, ansia, sofferenza.

La paura del vuoto ha reso l'uomo un essere stupido capace di ingannarsi pur di non cadere vittima di ciò che non gli è noto. Ma è proprio questo su cui occorre riflettere: Conoscere.

Cerchiamo di colmare tutti questi vuoti riempiendoli con la conoscenza, e allora ci affanniamo e ci rifugiamo in essa. Cerchiamo di conoscere, di studiare; riempiamo il nostro cervello di dati, nozioni, formule.
Ma sul conoscere pende da sempre l'ombra dell'ignoranza. Il conoscere è sempre limitato poichè non è possibile conoscere tutto; non possiamo conoscere tutto di un fenomeno o di una persona, quindi quando ci affidiamo alla conoscenza dobbiamo fare i conti col vuoto creato dall'ignoranza. Ecco perchè il "sapere" non ci basta mai, perché continuiamo a cercare i perché dei fenomeni e guardiamo all'infinitamente grande e all'infinitamente piccolo tentando di rispondere alle domande della nostra esistenza.
Pensandoci bene i vuoti del singolo individuo in fondo sono gli stessi vuoti dell'umanità. In entrambi i casi l'unica cosa che facciamo è riempire, riempire riempire.

Avete mai provato a riempire d'acqua uno scolapasta?
Più riempiamo, più conosciamo e ci affidiamo al conoscere più creiamo buchi nel nostro scolapasta (i vuoti che l'ignoranza crea con la sua ombra), più buchi ci sono più lo scolapasta si svuota e più velocemente questo avviene più acceleriamo il processo del conoscere cercando di tappare altri buchi. Tutto questo porta alla distruzione, alla sofferenza e ciò vale tanto per il singolo quanto per l'umanità intera.

Qualcosa ci sfugge: conoscere e comprendere.
La comprensione non è un processo in fieri, non presuppone uno studio meccanico una ricerca. La comprensione è qualcosa che tutti noi abbiamo. Spesso ci diciamo "col tempo imparerò a comprendere me stesso" questo è un modo per ingannarci. La comprensione non si studia, non si impara non c'è nessuna religione, dottrina o disciplina che può insegnarci a comprendere e comprenderci. Altre volte diciamo: "domani sarò una persona migliore; mi sto impegnando per essere una persona migliore" anche questo è un inganno del nostro pensiero.
Noi siamo già migliori di adesso e lo siamo ora.

Se riusciamo a comprendere questo, allora non ha senso essere migliori, peggiori esserlo oggi o domani; niente di tutto questo ha un senso. Non ci sarebbe un qualcosa da cui prendere le distanze o qualcosa a cui aspirare. Quando diciamo di voler essere migliori è il nostro pensiero che ha creato questa immagine in noi, ha creato un'immagine a cui giungere così come quando amiamo e ci relazioniamo con qualcuno lo facciamo con l'immagine di lui che il nostro pensiero ha generato. Comprendere significa annullare il pensiero che genera le immagini in un processo che ci ha reso prigionieri.

Non so bene come poter cogliere la comprensione, ma so che possiamo farlo solo se ci liberiamo dalle catene e dagli inganni del pensiero e della ragione. Come riuscirci? Sta a ciascuno di noi capirlo scavando dentro se stesso. Il parkour può essere una buona vanga con cui iniziare a scavare, ma al tempo stesso può trasformarsi nello strumento con cui stiamo scavando la fossa della nostra esistenza. Ogni cosa ci rende prigionieri se non riusciamo ad essere liberi di abbondonarla totalmente in qualsiasi momento e il parkour, come ogni cosa, spesso può rivelarsi il miglior alleato del nostro pensiero creando una gabbia che seppur d'oro resta sempre una gabbia.



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