lunedì 15 febbraio 2010

Deliri circa Fame Ecologismo ed altre malattie umane

Da un po' di tempo a questa parte sto cercando di fare delle riflessioni sull'argomento "cibo e alimentazione", cercando di guardare il tema da una prospettiva più ampia. Quale occasione migliore per osservare qual è il comportamento di noi uomini occidentali nei confronti di questa tematica? Ho osservato per un po' la gente mangiare e mi sono reso conto di provare fastidio e quasi imbarazzo in certe occasioni. Siamo delle macchine che ingurgitano quantità di cibo assurde, passiamo gran parte del tempo ad abbuffarci ed ingoiare cibo, anzi che masticarlo ed assaporarlo. Siamo insaziabili, mangiamo tanto e siamo abituati a mangiare tanto, ma più mangiamo più abbiamo bisogno di farlo.

Perchè più si mangia più si sente il bisogno di mangiare?Il nostro stomaco è molto elastico la sua è una capacità fondamentale per la sopravvivenza della specie umana, nei periodi di abbondanza riesce ad allargarsi per permettere al cibo di entrare nel nostro corpo in quantità maggiori, nei periodi di carestia si "ritrae" e si rimpicciolisce in modo tale da adattarsi alla scarsità di cibo (uno stomaco più piccolo si riempie più velocemente e si sazia più velocemente). Insomma, siamo un organismo biologicamente intelligente noi umani. Tutto questo funzionerebbe se vivessimo in una situazione di equilibrio con il nostro pianeta, in una situazione in cui le risorse a nostra disposizione dipendessero veramente dai naturali cicli vitali del pianeta, dal susseguirsi delle stagioni e del giorno e la notte. Pensando al nostro stomaco e la sua capacità di adattamento sono giunto ad una riflessione che ruota attorno al concetto di FAME.

Cos'è la fame?"Il termine fame è usato comunemente per indicare l'avere un forte appetito o l'essere pronti per mangiare. Dopo un lungo periodo senza alimentazione, la sensazione di fame si trasforma in una sensazione progressivamente più grave, fino a diventare acutamente dolorosa." Wikipedia

Bene, il nostro stomaco si riduce in volume nei periodi di carestia in modo tale che saziandoci prima, accusiamo in maniera minore la sensazione di fame e possiamo continuare a svolgere altre attività primarie per la sopravvivenza della specie (come ad esempio procreare). Se avessimo sempre fame, avremmo l'esigenza di usare le nostre risorse solo per sfamarci, e se la nostra fosse una fame infinita non avremmo tempo per procreare, e questo è necessario anche nei periodi di carestia per salvaguardare la specie. Fermi tutti questo è un concetto fondamentale, non a caso ho parlato di procreare (esempio scelto perchè più facile da comprendere per tutti), su questo ruota tutta la nostra erronea concezione su argomenti come il clima, l'effetto serra, l'ecologia:la Natura mette SEMPRE al primo posto la sopravvivenza della Specie rispetto a quella dell'individuo e prima ancora la sopravvivenza del Pianeta (inteso come essere vivente) rispetto a quella della Specie.

Inconsciamente la vita di ogni essere vivente è legata a questo concetto delle priorità, non mi dilungherò su questo, ma è sufficiente pensare alla catena alimentare, alla "legge della giungla" per cercare di capire a cosa mi riferisco. Pensate ad esempio ai predatori africani ed alle loro prede: i predatori attaccano il branco che si muove all'unisono per sfuggire al pericolo, il predatore punta spesso i cuccioli o le prede più deboli, così che se nelle prede ci fosse un soggetto vecchio e più debole degli altri state pur certi che il predatore prenderà quello e quello soltanto e che il branco glie lo lascerà fare. La Natura in questo modo sacrifica l'individuo per preservare la "specie". Ora, i predatori hanno imparato a crearsi le proprie prede anche quando un branco è forte e non ha apparentemente punti deboli. Come fanno? Semplice, sono loro stessi a crere la debolezza nel branco.La tecnica di assalto di alcuni predatori mira ad isolare la preda e ad indebolirla anzi che attaccarla direttamente, in questo modo si assicurano la sopravvivenza per l'individuo e per la propria specie. Noi uomini siamo maestri indiscussi di questa tecnica, ma la utilizziamo per scopi differenti che non tratterò qui, ma lo farò solo in maniera indiretta. Perchè l'uomo sembra essere l'unico essere vivente che antepone la preservazione (e affermazione) dell'individuo a quella della specie e a quella del pianeta?Ho sintetizzato questo concetto dei 3 in questo schema molto molto semplicistico (perdonami Aristotele):
E' chiaro come in entrambi gli schemi se "TUTTI" venisse a mancare, automaticamente, "NOI" ed "IO" cadrebbero nel baratro, mentre se "NOI" venisse a mancare per "IO" non ci sarebbe scampo. Cosa fa la Natura allora?Se "IO" diventasse un ingombro e rischiasse di portare "NOI" con se nel baratro, allora la Natura sacrificherebbe "IO", allo stesso modo sacrificherebbe "NOI" per salvare "TUTTI". Cosa succederebbe se la specie umana diventasse un peso eccessivo per questo pianeta? La risposta ora la conoscete. Ecco cosa c'è di profondamente erroneo nell'Ecologia, nei convegni sull'ambiente e sul clima. Il messaggio "Salviamo il pianeta" è sbagliato e fuorviante. Non c'è nessuna natura da salvare, nessun pianeta in declino e in distruzione, la vita si rigenera in forme che non sempre conosciamo, la Terra continuerà ad esistere anche dopo la nostra scomparsa, così come ha fatto dopo l'estinzione dei dinosauri, la vita non si ferma. Quello che dovremmo capire è che dobbiamo imparare a rispettare chi ci permette di vivere, al motto di "Salviamo noi stessi da noi stessi" e su questo pianeta siamo l'unica specie che può salvarsi da se stessa.

Cosa c'entra tutto questo con il cibo?Se non impariamo ad ottimizzare le risorse ed a gestire i nostri sprechi, partendo dall'imparare a mangiare correttamente, godere del cibo senza eccedere e sapere e capire cosa stiamo mangiando (altro argomento, altra trattazione), impariamo che la "FAME" non è quancosa di cui dobbiamo essere succubi e non è una scusa che dobbiamo usare per poter ingurgitare tutto quello che vogliamo. Noi occidentali possiamo permetterci e dobbiamo permetterci di gestire la nostra fame, lo dobbiamo a noi stessi perchè saper mangiare bene porta vantaggi enormi, perchè sapere cosa mangiamo ci arricchisce culturalmente e ci da maggiore possibilità di scegliere, perchè lo dobbiamo alla nostra specie, perché dobbiamo salvarci da noi stessi, perchè dobbiamo imparare ad avere rispetto per il luogo in cui viviamo, perchè dobbiamo imparare a volerci bene.
Possiamo farcela o ci odiamo veramente così tanto?




4 commenti:

  1. correttissimo l'argomento generale, il punto è: salviamo noi stessi da noi stessi.. la natura si salva (fino ad un certo punto) da se e si rigenera da se.

    Problema: "la Natura mette SEMPRE al primo posto la sopravvivenza della Specie rispetto a quella dell'individuo e prima ancora la sopravvivenza del Pianeta (inteso come essere vivente) rispetto a quella della Specie."
    Questo ragionamento credo sia erroneo e fuorviante. Capisco che per semplicità hai inteso la natura come essere senziente (quale, però non è), ma comunque il discorso è errato. In evoluzione è l'individuo (in ultima analisi il suo genotipo) e i suoi parenti che sono al primo posto per quanto riguarda la sopravvivenza. E proprio questo è il problema, in natura sono documentati numerosi casi di "evoluzione-estinzione".. un tratto che porta grandi vantaggi ad un individuo e ai suoi parenti (la tecnologia petrolifera ;)) vengono selezionati in maniera così forte da rimanere anche se determinano la lenta estinzione dell'intera specie (gli americani ;)). Magari ci fosse una natura che, come in Avatar, si incazza e per salvaguardarsi ci sgrida un po'. Invece dobbiamo cavarcela da soli, adottando nuove forme di vita localmente e globalmente. Dobbiamo integrarci con Gaia, senza ucciderci prima o sperare che faccia lei!
    :*

    RispondiElimina
  2. Grazie per i chiarimenti. Sono stato semplicistico in quella definizione, oltretutto non avendo competenze in campo evoluzionistico mi sono permesso di scrivere quello che pensavo proprio attraverso l'uso di quella semplificazione. Mea culpa.
    Forse non è emerso dal mio post, ma credo proprio in quello che hai detto, ovvero nel fatto che dobbiamo cavarcela da soli, ma non nell'illusione di voler fare del bene per il mondo ma per noi stessi. Voler fare il bene di qualcosa che non siamo noi stessi è illusorio, dopotutto inconsapevolmente vogliamo "salvare il mondo" proprio per poterci vivere ancora a lungo. Questa lo vedo come un modo per mettere una toppa ad una situazione, non un modo per risolverla. La soluzione per me è nel cambiamento di noi stessi prima, della società poi; il resto è la conseguenza di questi cambiamenti.

    RispondiElimina
  3. assolutamente.. cito due spunti, uno è uno slogan di movimento che mi è sempre piaciuto molto (strano), l'altro è un mio pensiero.
    1_ Be your revolution
    2_ L'evoluzione è la versione duratura di una rivoluzione, quindi il modo più costruttivo di cambiare le cose. L'evoluzione, ovviamente è individuale, ma col passare del tempo si può fissare in una popolazione.

    RispondiElimina
  4. Una sintesi di questi due concetti potrebbe trovarsi nella frase: "Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" di Gandhi.
    Non posso che apprezzare il tuo concetto.

    RispondiElimina